Una famiglia santa

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Il 20 maggio 2006, a Verica di Pavullo, un paese nell’Appennino Modenese, l’Arcivescovo di Modena, Mons. Benito Cocchi ha dato inizio al processo informativo per la Causa di beatificazione di due sposi, genitori di numerosa, singolare famiglia.

 

COME GIOBBE

Lui, Sergio Bernardini, nasce a Sassoguidano (Modena) il 20 maggio 1882. Cresce nella fede e nella pratica cristiana e matura fin da giovane il progetto di formare una famiglia davvero cristiana, in cui fioriscano vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie. Dice: “Mi sposerò, avrò tanti figli e, se Dio vorrà, andranno tutti missionari e faranno tanto bene”.

Sergio si sposa nel 1907, a 25 anni con Emilia Romani, che gli dà tre figli. Ma nel giro di soli 4 anni, in una durissima prova per la sua fede, vede morire i suoi genitori, la moglie e i figli e persino un fratello. Rimane completamente solo al mondo. Qualcuno, a suo riguardo, pensa al biblico Giobbe: Sergio, come l’antico patriarca, commenta: “Dio ha dato, Dio ha tolto, sia fatta la sua volontà. Sia benedetto il suo Nome”.

Forse anche per sfuggire all’ambiente, dove tutto gli parla di loro, dei suoi cari perduti, emigra negli Stati Uniti dove trova lavoro in miniera. In un luogo così duro e “laico”, Sergio testimonia apertamente la sua fede cattolica, ma dopo un anno, rientra in patria “perché – dirà – temevo per la mia fede”.

Il suo parroco vorrebbe avviarlo al sacerdozio, tanto grande e fervente è il suo stile di vita alla luce di Gesù, ma Sergio non si sente degno. Del resto il suo progetto, cui non vuole rinunciare per nessun motivo – è la sua vera vocazione – è quello di una famiglia con tanti figli che si consacrino al Signore.

Ripete: “Cerco una donna che la pensi come me”. La trova in Domenica Bedonni, nata a Verica, confinante con Sassoguidano, il 12 aprile 1889.

Dopo alcuni mesi di fidanzamento, la conduce all’altare il 20 maggio 1914.

Si dicono l’uno all’altra: “Avremo molti figli e li educheremo all’amore del Signore e alla carità verso il prossimo, li educheremo a fare del bene, in modo che ciò che vorremmo fare in due, venga fatto da loro. Faremo molto bene nella volontà di Dio e Egli ci aiuterà”.

“Unus post alium”, nascono dieci figli… Una festa grande, pur nel sacrificio che ciò comporta, un dono grande di Dio.

 

UNA FEDE RADIOSA

Alla nascita della sesta figlia, Sergio e Domenica si trasferiscono a Barberino di Verica, in un fondo ereditato da lei. La chiesa è lontana tre chilometri, ma i due sono sempre presenti alla Messa, all’adorazione eucaristica e al Rosario alla Madonna. Quando ci sono le “Quarantore”, vi prendono parte assiduamente. Allo stesso modo, ascoltano le prediche durante le missioni al popolo, con frutti di conversione e di santità. A casa, illustrano in semplicità ai loro figli quanto hanno sentito.

Pure a Verica, ci sono dure prove da affrontare: come quando una notte dell’autunno 1922, con i fienili pieni e le bestie chiuse in stalla, un incendio distrugge tutto. Un terribile colpo al reddito della famiglia, ma Sergio e Domenica non incolpano nessuno: “È capitato e basta – dicono con i vicini e i figli. Dio lo ha permesso, sia fatta la sua volontà. Lui ci aiuterà. Lui solo sa perché lo ha permesso”.

Così, dicono e insegnano anche quando malattie e difficoltà varie giungono a farli soffrire e a farli trepidare per sé e i loro figli.

Sergio e Domenica vorrebbero che i loro fogli studiassero, tutti intelligenti e pieni di buona volontà come sono. Ma non lo consente l’economia della loro famiglia. Ma ecco, che tramite il parroco, conoscono l’opera di Don Giacomo Alberione che a Alba (Cuneo) apre le porte all’istruzione superiore, con una retta minima, perché gli alunni, oltre a studiare lavorano per quel che possono nella tipografia dell’Istituto per la “buona stampa”.

Le due primogenite partono per la Famiglia Paolina. Qui inizia l’esplosione delle vocazioni religiose nella casa dei Bernardini. Dei dieci figli, otto si consacrano al Signore: cinque tra le suore Figlie di S. Paolo, una tra le Orsoline, due sacerdoti tra i Cappuccini (il più giovane diventerà Arcivescovo di Smirne in Turchia).

Questa singolare “storia di fede e di amore”, è compendiata in una fotografia – che sarà offerta ai due sposi in occasione delle loro nozze d’oro, una foto che è insieme un ricordo e un simbolo della loro famiglia: c’è un calice alla cui base si trovano Sergio e Domenica; poi salendo verso l’alto, nell’impugnatura, i volti delle due figlie sposate e della suora Orsolina; nella coppa i due fratelli sacerdoti, e sopra, in un’ostia, le cinque Figlie di San Paolo.

 

“FATEVI SANTI”

Mentre i figli si spandono per il mondo, nella vigna del Signore, a Verica la vita continua con il lavoro, la preghiera e la carità. I poveri sanno che in quella casa c’è da mangiare e da dormire anche per loro. Chi ha bisogno, specialmente durante la guerra, trova da loro compagnia e aiuto discreto. Chi ha pensato che quella famiglia sia sull’orlo del fallimento, perché sono in pochi a lavorare nei campi, è smentito. La Provvidenza arriva sempre. Sergio e Domenica si ritengono dei privilegiati ad aver dato tanti figli al Signore, sentendo, come scrisse San Giovanni Bosco e ripete Don Alberione, che “davvero Gesù ha preso il posto dei loro figli in famiglia, quando sono partiti per seguire il divino Maestro”. Alla vigilia della partenza per le missioni di tre figlie suore, mamma Domenica scrive tra l’altro a Suor Teresa, ma il suo pensiero è rivolto a tutti i suoi figli: “Ringrazio infinitamente Gesù per avermi dato otto vocazioni. È ben vero che il Signore dà il cento per uno. Su di te ho pregato e sognato che il Signore ti faccia santa. Questa stessa grazia la chiedo per tutti i miei figli, che si facciano santi tutti e possano salvare tante anime. A questo scopo ho sempre offerto al Signore le mie sofferenze, i miei sacrifici e le mie preghiere. E soprattutto chiedo al Signore di poterci trovare in Paradiso per sempre uniti perché su questa non ci è dato che stare insieme raramente”.

 

CAMPANE A FESTA

Sergio si spegne il 12 ottobre 1966, dopo due anni di sofferenze accettate con fiducia dalle mani di Dio, confortato dalla moglie Domenica. Al momento di spirare, un sorriso luminoso gli illumina il volto, mentre guardando in alto, esclama: “oh”. Domenica si dice convinta che il marito in quel momento ha visto la Madonna. Dà notizia alle figlie missionarie, iniziando l’aerogramma con queste parole: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli”.

Domenica raggiunge il suo Sergio in Paradiso il 27 febbraio 1971, lasciando scritto: “Quando il Signore mi chiamerà nel suo Regno, dite a tutti la mia felicità, con il suono delle campane a festa”.

Sergio e Domenica erano convinti che la famiglia deve essere una vera e propria pagina del Vangelo scritta per il nostro tempo: nei loro cinquantadue anni di matrimonio hanno testimoniato come si possa crescere nella fede e nella vita interiore, testimoniando la fedeltà e la coerenza cristiana. In questo tempo in cui i mass media parlano quasi esclusivamente di famiglie sfasciate, distrutte dall’odio e scarsamente feconde, è bello apprendere che ve ne sono ancora molte, invece, che sanno dare al matrimonio il suo giusto valore, la luce del Vangelo.

 

IL TESTAMENTO SPIRITUALE

Prezioso è il testamento spirituale di Domenica, ormai vedova, che tramanda pure i pensieri del defunto marito:

“Tutte le cose mi parlano del Signore e mi portano a Lui. Baciando una rosa, bacio la bellezza di Dio. I miei figli sono la mia corona e i miei tesori. Oh, se potessi spiegarmi e farmi sentire da tutte le mamme del mondo, quale dono, quale grazia grande è l’avere dei figli e delle Vocazioni nella propria famiglia! Ho sempre desiderato che i miei figli facessero del bene al mondo, per la gloria di Dio. Ora chiedo che siate santi. Sono contenta di avere tanti figli, ma ne vorrei altri per avere altri Sacerdoti, altri Missionari.

Nella sofferenza: coraggio. Il Signore ha poi tutta l’eternità per farci gioire. Ai figli missionari: Non dubitate, sono più che felice; benedetti figli che andate a fare del bene. Noi siamo con voi e vi aiutiamo tutti i giorni con le preghiere. Quando il Signore mi chiamerà nel suo Regno, dite a tutti la mia felicità con il suono di campane a festa. Devo tanto ringraziare il Signore delle molte grazie che ci ha fatto. Vivo volentieri per i miei figli: prego spesso Gesù che li assista in ogni momento. Me li avete dati, Signore: io ve li ho allevati, ma sono vostri. Benediteli. Gesù, la Mamma celeste e la mamma terrena vi benediciamo. Arrivederci in Cielo”.

Una santità quotidiana, vissuta tra le mura domestiche, nel silenzio, nel dono reciproco, nell’umiltà delle cose semplici, nell’obbedienza totale alla volontà di Dio, nell’educazione davvero cristiana dei figli. In mezzo a tanti distruttori della famiglia, che operano in modo diabolico nel mondo d’oggi, un mirabile annuncio di vita nuova redenta da Cristo per ricostruire il mondo e camminare verso l’eternità.

Paolo Risso

Commenti (1)

  1. pina 9 Luglio 2014

    si dovrebbe aver molta fede per immedesimarsi in questa santa famiglia.e questa vita vissuta dovrebbe essese conosciuta dalle tante famiglie che non hanno vere esperienze di fede.sono rimasta commossa e mi dispiace non conoscere nessuno di questa famiglia santa.chiedo umilmente alle consacrate di pregare per me e la mia famiglia.pina

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