Nardea volò sopra prati multicolori. Attraversò ruscelli e piccole cascate chiacchierine e arrivò nel regno degli animali.
La giovane ape era felice di portare in cuore il primo consiglio ma, nello stesso tempo, nutriva una certa ansia per i due che ancora doveva conoscere.
Ebbe, subito, l’occasione di scoprire il secondo consiglio.
Si presentarono davanti a lei i tre animali sognati dalla Regina:
• la Farfalla
• la Chiocciola
• la Lucciola
Per la seconda volta, Nardea era messa a dura prova. Quale dei tre era il sapiente?
Nardea, con serietà e profondo silenzio, osservava:
• la Farfalla con le ali meravigliose e vellutate;
• la Chiocciola con quella casa - fortezza che portava sempre
Nardea lasciò l’alveare, sotto lo sguardo invidioso e sprezzante delle api gialle. A lei non importava; ciò che le dava forza, slancio e, soprattutto, le riempiva il cuore di gioia erano la fiducia della Regina e l’amore per il suo alveare. La giovane ape aveva la certezza che nella vita le “api grandi” sono quelle che hanno passione per ciò in cui credono e vivono ciò che dicono.
Nardea, dopo aver volato tra i rami delle maestose querce e dei possenti castagni, giunse nel REGNO DEI FIORI.
Come le aveva annunciato la regina Solitudo si presentarono davanti a lei:
• la Margherita
• il Dente di Leone
• la Viola
Nardea ebbe un leggero turbamento: quello stato d’animo che
Nardea rimase in attesa. Non trascorse molto tempo che una delle api ispettrici ritornò e, sempre con tono scostante e minaccioso, pronunciò:
“La regina Solitudo è pronta a riceverti!”.
Nardea ebbe un sussulto e tentò di indietreggiare, ma le guardie la bloccarono all’istante.
Il nome della Regina le incuteva paura. Le sorveglianti, al reparto speciale, pronunciavano spesso quel nome per intimorire le api nere e far loro rispettare la dura legge. Nardea, come ogni ape nera, si era fatta l’immagine della Regina come di un’ape dal cuore duro e crudele.
Le api ispettrici aprirono la porta dorata e trascinarono Nardea attraverso un grande atrio che immetteva negli appartamenti reali. Le pareti erano ornate di fregi e ricoperte da sottile polline dorato.
Le urla di Zanzi risuonavano per tutto il reparto speciale. A Nardea il cuore batteva forte. Quante volte aveva sognato quel momento ed ora, che il sogno si stava avverando, sentiva tanta paura. La giovane ape era decisa a portare a termine la sua impresa. Udì degli strani suoni provenire da dietro una delle pareti del lungo corridoio; Nardea si alzò sulle punte delle piccole zampe e guardò da una piccola fessura.
Nardea vide, per la prima volta, un’infinità di api gialle al lavoro: c’erano api che depositavano il polline e il nettare in piccole celle, altre lo lavoravano freneticamente, altre ancora lo trasformavano in miele e, infine, altre che lo trasportavano in appositi contenitori. La giovane ape era meravigliata dal ritmo frenetico con
Il sole, regalando a piene mani i raggi dorati, illuminava il bosco di querce e castagni, in cima ad una piccola montagna della val Seriana. Nel bosco regnava ancora una profonda quiete, interrotta di tanto in tanto dal canto allegro di qualche uccello mattiniero. Nel tronco di una forte e vecchia quercia c’era un grande alveare. E qui inizia la storia che stiamo per raccontare.
Nell’alveare abitava uno sciame di api tutte gialle.
Quando, per qualche misterioso disegno, alcune api nascevano nere venivano subito rinchiuse in un reparto speciale. Le api nere erano controllate a vista, con il divieto assoluto di uscire dal reparto.
Le api nere, infatti, erano considerate api inferiori e venivano scartate e allontanate dal resto dell’alveare, perché ritenute