La prima Domenica con Papa Francesco
Il cammino dell’edificazione della Chiesa l’abbiamo cominciato mercoledì sera con l’elezione di Papa Francesco, un Francesco chiamato a “riparare” spiritualmente la Chiesa. Dobbiamo confessare Gesù Crocifisso con coraggio se vogliamo essere veri discepoli del Signore, ci ha ricordato il nuovo Papa nella Messa alla fine del Conclave. Senza la croce non si può camminare, edificare e confessare Gesù. Questo cammino, però, lo facciamo insieme: il Vescovo e il popolo.
Ventuno giorni dopo la dimissione della Sua Santità Benedetto XVI, la finestra dello studio papale si spalanca di nuovo, su una piazza che “grazie ai media ha le dimensioni del mondo” . Erano in tanti i fratelli e le sorelle venuti nella Piazza San Pietro per pregare l’Angelus con il Papa, il suo primo Angelus. Le parole del Pastore hanno penetrato nel profondo i cuori del gregge, hanno seminato entusiasmo e fiducia nel Dio Misericordioso che non si stanca mai di perdonare l’uomo. Gesù dona alla donna adultera parole di amore, di misericordia che invitano alla conversione.”Fratelli e sorelle – ha sottolineato Papa Francesco -, il volto di Dio è quello di un Padre Misericordioso che sempre ha pazienza! Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che Lui ha con ciascuno di noi?”. In quanto la misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto, “abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio”, non stancandoci mai di chiedere perdono e convertirci a Dio: “Dio non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a Lui con il cuore contrito. (…) Il problema è che noi ci stanchiamo di chiedere il perdono”.
“É bello incontrarci di Domenica, salutarci, parlarci!”. Questo incontro del Vescovo con il popolo si è trasformato in un’incontro del padre con i suoi figli. Il dialogo semplice, da cuore a cuore, svela l’affetto del Papa per il suo popolo, il suo desiderio di condividere la vita con le sue gioie e i suoi dolori. É un Pastore che parla con semplicità e immediatezza, e chiede che il popolo preghi su di lui. Subito dopo l’Angelus è arivato il primo tweet: “Cari amici vi ringrazio di cuore e vi chiedo di continuare a pregare per me. Papa Francesco”.
Francesco è l’uomo dallo stile di vita austera, vicino ai poveri, amato dalla sua gente, che vuole essere il Vescovo della povera gente, il servitore degli umili, l’amico dei piccoli. È il Papa che aiuterà la Chiesa a dare risposta alle domande decisive, attraverso il sorriso e la semplicità dei suoi gesti. Don Lorenzo Vecchiarelli, un suo vecchio amico, lo considera l’uomo che può diventare “un faro per la Chiesa: un faro non di parole, quanto di testimonianza viva”. La Sua personalità toccherà tanti cuori e aprirà la strada a dialoghi inediti, portando la Chiesa verso una nuova era di fratellanza dove tutti si sentiranno rispettati e accolti, capiti e amati. Il servizio reciproco dei fedeli, fa della Chiesa la comunità che confessa Gesù, una Chiesa che è molto più di una “ONG pietosa”. Il Papa è diventato già, sotto gli occhi di tutto il mondo, il primo testimone del servizio ai fratelli. Ringraziamo Dio per averci dato questo umile Pastore!
suor Dolores Boitor
Leggi le parole di Papa Francesco al principio del suo pontificato:
Omelie:
SANTA MESSA PER L’INIZIO DEL MINISTERO DEL SOMMO PONTEFICE FRANCESCO
SANTA MESSA NELLA PARROCCHIA SANT’ANNA IN VATICANO (17 MARZO 2013)
SANTA MESSA CON I CARDINALI (14 MARZO 2013)
Discorsi:
INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DEI MEDIA (16 MARZO 2013)
UDIENZA A TUTTI I CARDINALI (15 MARZO 2013)
Angelus:
ANGELUS, 17 MARZO 2013
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Unendo la semplicità francescana all’austerità gesuitica, Papa Jorge Mario Bergoglio vuole edificare la Chiesa sulle solide fondamenta teologiche gettate da Benedetto XVI, che non manca mai di citare con venerazione. Papa Francesco ha scelto una radicale sobrietà negli abiti e nei paramenti e un’immediatezza dirompente nelle relazioni con il popolo; si è definito “Vescovo di Roma” a sottolineare la collegialità con gli altri Vescovi e la sua vicinanza alle Chiese orientali; ha portato nella Città Eterna la sua esperienza nelle periferie di Buenos Aires, arricchendo con la sua carica umana e la sua “anima latina” il ministero di Pietro.
In questa quinta domenica di Quaresima, il Vangelo ci presenta l’episodio della donna adultera (cfr Gv 8,1-11), che Gesù salva dalla condanna a morte. Colpisce l’atteggiamento di Gesù: non sentiamo parole di disprezzo, non sentiamo parole di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia, che invitano alla conversione. “Neanche io ti condanno: va e d’ora in poi non peccare più!” (v. 11). Eh!, fratelli e sorelle, il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza. Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza, pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito. “Grande è la misericordia del Signore”, dice il Salmo.
Oggi, per la prima volta, papa Francesco si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico per la recita dell’Angelus con i numerosissimi fedeli e pellegrini presenti in Piazza San Pietro.
La cosa è importante sul piano ecumenico perché nella grande tradizione della chiesa indivisa, prima delle divisioni confessionali del X (nascita dell’Ortodossia) e XVI secolo (nascita del Protestantesimo) il papa è vescovo di Roma, non pontefice. Questo comunica con la tradizione del primo millennio. Il vescovo di Roma è riferimento per i cattolici in quanto tale, non è vescovo di Roma in quanto pastore della chiesa latina.
e la campagna elettorale su cosa si baserebbe? Piu’ assoluzioni per tutti e abolizione del peccato?Non piacerà ad alcuni, ma i sacerdoti al momento dell’ordinazione dovrebbero aver giurato, tra le altre cose, fedeltà al Papa. Beata coerenza vorrebbe che quando non si è più in grado di tener fede ad un giuramento si abbia l’onestà e l’umiltà di andarsene per la propria strada, non di pretendere che gli altri si adattino alle proprie nuove istanze. Lo stesso dovrebbe valere per alcuni porporati che sempre più spesso danno l’impressione di restare all’interno della chiesa solo per minarne le fondamenta e creare disorientamento, divisioni e ostilità al Papa. Dichiarare formale adesione al magistero per poi attaccarlo continuamente a mezzo stampa mi pare francamente molto ipocrita e poco cristiano. Comunque, non è mai detta l’ultima parola e dal popolo si potrebbero avere soorprese non sempre orientate nella direzione progressista tanto agognata dai firmatari.
Secondo il vescovo, la pastorale che si è imposta nel dopo Concilio ha queste connotazioni: privilegia l’incontro e la relazione tra le persone per l’annuncio; vive il compito di evangelizzazione in comunione e sinergia con le altre parrocchie e diocesi; valorizza il bisogno religioso come punto di partenza e non come punto di arrivo; assume la forma tradizionale del cattolicesimo popolare per collocare al suo interno forti proposte di formazione cristiana; accetta di impostare l’istituzione parrocchiale come un legame sociale debole, così da permettere a tutti, anche a chi ha motivazioni religiose fragili, di accedervi, di trovare spazi, momenti e strumenti per vivere una esperienza cristiana di cui magari non sospettava l’esistenza».
Oggi, per la prima volta, papa Francesco si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico per la recita dell’Angelus con i numerosissimi fedeli e pellegrini presenti in Piazza San Pietro.
“Un prete, una volta – non della mia diocesi, di un’altra diocesi – mi diceva: ‘Ma, io non faccio pagare niente, neppure le intenzioni delle Messe. Ho lì una scatola, e loro lasciano lì quello che vogliono. Ma, Padre: ho quasi il doppio di quello che avevo prima! Perché la gente è generosa, e Dio benedice queste cose’.
c) Non c’è forse uno scarto tra le energie che impegniamo nel campo educativo e i risultati raggiunti? Non mi si dica che sono pochi gli educatori disponibili. Quando penso ai nostri oltre tremila preti diocesani e religiosi, ai circa ottocento religiosi laici, alle oltre diecimila suore, ai forse trentamila tra catechisti ed educatori di Oratorio, alle centinaia di migliaia di genitori che si dicono cristiani, mi vedo di fronte a un esercito di educatori straordinario. Prima di lamentarci che gli educatori sono pochi, domandiamoci se coloro che tra noi in qualche modo esprimono una vocazione educativa sono davvero impegnati secondo le loro possibilità. Ho talora l’impressione che, tra molti che si dicono “educatori”, spiri un vento di incertezza, di rassegnazione, di rinuncia. Parecchi di loro sembrano dire come Mosè: “Io non posso da solo portare il peso di tutto questo popolo; è un peso troppo grave per me” (Numeri 11, 14). Si è come un po’ bloccati e impotenti di fronte a quelli che vengono denunciati come gli insuperabili ostacoli educativi del mondo d’oggi (società permissiva, televisione, ambienti negativi frequentati dai giovani, mentalità dominante, richiamo dei divertimenti, carenza di ideali, ecc.).