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In memoria di Eluana

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Lo scorrere inesauribile del tempo costringe a fare memoria e in qualche modo a rivivere un avvenimento tragico per l’intera nostra società. La violenza organizzata e articolata dell’ideologia del benessere individualistico, del possesso incondizionato e della manipolazione tecnologica di persone e cose, il 9 febbraio di tre anni fa ha eliminato la presenza scomoda di Eluana Englaro. Si è voluto affermare in maniera violenta che la vita umana non è più un dono indisponibile a qualsiasi istanza umana - famiglia, strutture politiche e sociali, giuridiche -, ma al contrario che la vita umana è un oggetto su cui istanze diverse, e talora alleate, possono e debbono esercitare il loro potere. Così Eluana è stata sacrificata, perché un’alleanza vasta, articolata e pervasiva ha deciso che la sua non era più vita, senza nessuna conferma scientifica e senza nessuna utilità di carattere sociale. Doveva

Aborto: una triste realtà

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Aborto: una realtà che non si riesce a cancellare

La moda è nata negli U.S.A. ma sta diffondendosi a macchia d’olio anche nel Regno Unito. Si tratta dei cosiddetti “foetus’ party”, ovvero feste organizzate dalle puerpere per mostrare alle amiche l’immagine ecografica del nascituro, e festeggiare insieme il lieto evento. La moda si deve alle innovazioni tecnologiche, ed in particolare alla ecografia quadrimensionale, che riesce a visualizzare nel dettaglio i movimenti fetali, fino alle espressioni del volto, come un sorriso o uno sbadiglio. In Italia il gruppo di ricercatori guidati dal Prof. Umberto Castiello, docente di psicobiologia a Padova, attraverso l’osservazione – grazie proprio all’ecografia quadrimensionale – del comportamento di cinque coppie di feti gemelli, ha registrato che già fin dalla quattordicesima settimana di gestazione si possono verificare nell’utero movimenti volontari, precisi e diretti tra gli stessi gemelli. Vere

Testimonianza sull’aborto

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Vedevo il barattolo riempirsi del mio bambino fatto a pezzi

Quel giorno seppi che avevo tolto la vita all’unico bambino che avrei mai portato in grembo. Avevo venticinque anni e stavo impazzendo quando seppi di essere incinta. Il padre del mio bambino era andato via, ed io ero sola e disperata. Non lo dissi a nessuno tranne alla mia migliore amica che mi portò in auto alla clinica per aborti di Planned Parenthood a Nashville nel 1984. Scelsi la via d’uscita più facile, così pensavo all’epoca. Ricorderò quel giorno per il resto della mia vita. La stanza era fredda come lo staff. Non c’era empatia, assistenza, o attenzione medica personale. Mi sentivo come un pezzo di carne in una catena di montaggio mentre le ragazze venivano trasferite dentro e fuori dalla stanza. Non mi fecero nessuna anestesia, né medicazione, né

Il pudore

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La grande macchina della comunicazione mette in scena l’esibizione dell’intimità delle persone e perciò la dissoluzione dell’io. Dal ‘Grande Fratello’ a ‘Forum’, per segnalare solo i programmi più noti e diffusi, a Facebook, la grande macchina della comunicazione organizza lo svago di massa mettendo in scena l’esibizione dell’intimità delle persone, conseguendo ascolti elevati che confermano il gradimento del pubblico ed innescano un circolo vizioso che diffonde la pratica di rendere pubblico ciò che è intimo. L’aspetto critico del costume che va così propagandosi non consiste soltanto nella volgarità del linguaggio e nell’oscenità degli atti, quanto nella persuasione sottintesa che la spudoratezza non sia un grave difetto, ma una virtù coincidente con la sincerità. Secondo questo modo di pensare, chi non ha nulla da nascondere non si vergogna di nulla; occultare qualcosa di sé, al contrario, sarebbe segno di una disposizione al male. Così,

Aids e Chiesa – epidemia di bugie

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Le parole del Papa emerito sull’inefficacia del preservativo hanno scatenato reazioni violente, ma trovano effettivo riscontro nella realtà. Che dimostra come soltanto l’educazione alla dignità dell’uomo sia vincente e che più sono presenti i cattolici, meno colpisce l’infezione. E tra morale e realtà non c’è separazione. “Non si può superare questo problema dell’AIDS solo con i soldi pur necessari, ma se non c’è l’anima, se gli africani non aiutano (impegnando la responsabilità personale), non si può superare le difficoltà con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema”. La soluzione è un “rinnovo spirituale e umano”. Sono bastate queste poche parole pronunciate da Benedetto XVI sull’aereo che lo portava in Africa il 17 marzo scorso, per scatenare un putiferio internazionale senza precedenti. Denunce, accuse, la Spagna che per rappresaglia invia un milione di preservativi in Africa, il Belgio che protesta
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