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Maria Teresa Maio – Scrittrice – Teologa. Da Buenos-Aires (Argentina)

Mi è stato chiesto da un amico di esprimere un mio giudizio sul bel libro di frate Emilio Cucchiella. La veste grafica è attraente, e tecnicamente perfetta. Auguri a Valerio Ercolani.

 Mentre sfogliavo e leggevo con molta attenzione il libro del frate antropologo, mi è tornato in mente uno dei tanti personaggi del romanzo,  “NON TEMERE NON SPERARE” dello scrittore ebreo Yehoshua Kenaz  Della ED. Firenze Giuntina2013.

Questo scrittore che in alcuni personaggi, s’immerge nella più radicale abissalità di ogni uomo fa dire ad uno di essi: <Il mio cuore batteva con forza e continuai a immaginare l’afflusso del sangue che inondava le valvole, ma invece del fragore del sangue che s’infrangeva contro una parete vuota, che lotta per aprirsi un varco “udii una voce di sottile silenzio”, nella quale forse, sbocciano lentamente fiori rossi, tiepidi, umidi, che si aprono lentamente nelle oscure profondità del cuore”.

La convinzione che la Bibbia “voce di sottile silenzio” (1Re 19,17), mormori sommessa nel sacrario della persona, credo che essa abbia plasmato l’intera scrittura di frate Emilio, permettendogli di superare una concezione di parte su un argomento che tocca e riguarda l’interesse di tutti.

L’A. dei pensieri sulla gioia, non si è accontentato di essere un visitatore in questo mondo, che “vi soggiorna un po’ e riparte, preoccupato solo di lasciare una buona impressione dietro di se>. Se il suo cuore è freddo, anche la pagina sarà senza vita: non è il caso di frate Emilio Cucchiella: egli potrà non avere concentrato il suo parlare su un tema esclusivamente spirituale, ma in ogni sua pagina lascia spirare una “voce di sottile silenzio” (p 33 e 58-63).

Come rispondere alle diverse esperienze della vita? Sono convinto, come, schersosamente afferma, l’autore dei “miei pensieri sulla gioia” che un “solo cervello non è adatto a tutti”: anche se la comune esperienza che facciamo, pur nella diversità degli esseri umani, avvenga in modo più o meno stabile nella forma con cui ciascuno risponde alle diverse esperienze della vita.

Il testo è rafforzato dal racconto di alcune testimonianze dell’A. ciò mi ha fatto capire che il “training” mentale dei soggetti che praticano la meditazione, può modificare i “pattern” cerebrali, rinforzando l’empatia, la compassione, l’ottimismo e il benessere de lettore. Il libro è un invito alla meditazione di matrice sapienziale, la sua lettura permette di acquisire una esistenza felice. Grazie frate Emilio.

Professoressa Cristina Matinelli (Sulmona 2014)

Il testo “I miei pensieri sulla gioia” di Padre Emilio risulta essere un libro fresco, attuale e molto concreto. I numerosi riferimenti a situazioni reali, familiari e note a tutti lo rendono un testo estremamente fruibile e straordinario, sia per quanto riguarda lo stile che il contenuto. Con un linguaggio semplice ma, nello stesso tempo, scelto e curato in modo tale da arrivare a tutti ed al cuore di tutti, si esprimono emozioni e sensazioni che nessuno sarebbe stato capace di evidenziare con quell’attenzione e precisione che caratterizzano lo stile di Padre Emilio, sempre così diretto, a volte ironico, ma mai scontato. Le implicazioni testuali ed ipertestuali, numerose e ben studiate, diventano un facile strumento di comprensione per il lettore attento e scrupoloso che riesce ad individuare i nessi impliciti e le relazioni tra le numerose interconnessioni.

Appare un testo denso di emozioni che lascia un segno nel cuore di chi lo legge con sensibilità cristiana, ma anche con profonda umanità e concretezza; caratteristiche tipiche di Padre Emilio, sempre attento all’emotività ed alla sfera emozionale di chi gli sta di fronte.

I numerosi riferimenti alle varie discipline, in primis filosofia, pedagogia, letteratura, arte, e molte altre, oltre a denotare una profonda ed approfondita cultura delle scienze umane, sottolineano la passione per lo studio e la ricerca continua e puntuale di tutti gli aspetti più significativi dell’arte, volti a rendere l’uomo un libero artista, capace di modellare la propria vita (cit.)

Non si tratta di un testo comune, ma di una serie di indicazioni e di suggerimenti profondamente intrisi di religiosità cristiana e di carità che vanno al di là del comune sentire e che vogliono presentarsi come un antro, uno scrigno nel quale rinchiudersi, ritrovare se stessi e, magari, un po’ di pace.

I numerosi paragrafi, in cui il testo è stato diviso, con titoli scelti ad hoc, forniscono indicazioni precise sul contenuto degli stessi ed agevolano il lettore nell’individuazione dei nuclei tematici principali.

E’ un testo piacevolissimo e ricco di spunti che ricolma di gioia al solo guardare la copertina, con la foto di Padre Emilio, così rassicurante e serafica.

Fabrizio Capannolo (Ingegnere)

Il piccolo Ma intenso libro, del P. Emilio Cucchiella, mi ha colpito fin dalla prefazione stilata dal grafico Valerio Ercolani. L’autore ha saputo mantenere “energia ed esuberanza”: questa volta non per inseguire i ladri dei nove muli, ma nel saper accompagnare, con abilità e saggezza, i passi da fare per perseguire quel bene profondo di cui ha sete il cuore umano: la gioia. Certo essa è una qualità divina, è parte di Dio stesso: “Dio è gioia infinita” (Cfr. pag. 9).

La gioia se è un’urgenza profonda, e se non sempre si raggiunge è perché richiede, intelligenza e sensibilità, umiltà e fede per scoprirla. E’ l’uomo a fare il senso della vita. Chi crede possiede la gioia!

L’autore fa comprendere, come questo dono sia fragile. Invita a guardare il mondo con immensa simpatia (pag.49). La gioia è come l’amore: è una strada a senso unico parte sempre da te per andare verso gli altri. (pag 51). Con gli occhi del cuore la visione del mondo si trasforma completamente, perche la fede, la speranza e l’amore sono la dimensione sconosciuta al pessimista. Ancora l’autore “dei pensieri sulla gioia”, incalza, suggerisce (pag.71): “è urgente che ognuno riprenda il timone della propria barca e cominci a navigare”. Il mondo siamo noi: se sei capace di amare, assaporerai la dolcezza della gioia. Il testo risana la mente e il cuore, ti educa a camminare sui sentieri con dislivelli e ti aiuta a scendere nel silenzio della solitudine per riprendere e possedere di nuovo la vita (pag.91). Lascia risuonare nell’anima profonda del tuo “io”: Cristiano “che hai fatto della tua gioia”? Anche per te valga il monito del Siracide: <La serenità interiore fa vivere l’uomo, e la gioia allunga i giorni della vita.> (Sr.30,22).

E’ stato scritto per te; leggilo e scrivimi!

Dr. Alberto

Giorni fa, andando in libreria, fui colpito da quella foto di un volto serafico sulla copertina di un piccolo libro dal titolo: “i miei pensieri sulla gioia”. Fui preso dalla curiosità di sapere che cosa vi avesse scritto quel frate dalla barba bianca e sguardo penetrante, alquanto disincantato e provocatorio.

Lo acquistai e lo lessi di un fiato, nelle prime ore della notte. Mi colpirono le parole che Franz Kafka scriveva all’amico Oskar Pollak:  <Se il libro che leggiamo non riesce ad avere su di noi un effetto paragonabile a quello di un pugno in testa, perché leggerlo?> (pag.28) questo è stato l’effetto che ha provocato questo piccolo libro; mi sono sentito colpito profondamente, come da una nostalgia di riscoprire un mondo lontano, impolverato dal tempo, perduto nell’inconscio: lo spirito dell’infanzia! Non mi vergogno di confessare, che ho pianto. Il piccolo ma prezioso libro, ha sollecitato in me il bisogno di guardare indietro, ripercorrere, la storia della mia vita. Ho capito che bisognerebbe imparare a vivere in modo che al traguardo della vita guardando all’indietro non ci fosse niente di cui vergognarci per assaporare la gioia pura dello spirito della ’infanzia.

Grazie fratello Emilio, sei stato un autentico rocciatore, mi hai condotto, senza accorgermi, per il cammino che avevo smarrito: il cammino della gioia.

Augusto Conte (Psichiatra agnostico)

Un filosofo di nostra conoscenza ha scritto: < ciò che consente misurare il valore dei compiti umani è la “fedeltà”. La fedeltà alla fedeltà è il criterio supremo della vita morale> (Nicola Abbagnano). Leggendo attentamente il piccolo libro di Emilio Cucchiella, sulla gioia ho avuto il riscontro sul fatto che la cosa migliore della vita umana è la gioia dono della fedeltà, mentre la peggiore è qualunque cosa tenda a renderla impossibile, o a distruggerla quando esiste, o ha privarla di ciò che le è proprio mentre ancora è in vita. Un utile strumento per una ricerca sulle ragioni della gioia è questo piccolo ma interessante libro, dove l’autore in tre capitoli traccia il percorso e scandisce i passi di un cammino impegnativo ma gratificante, che ogni uomo o donna è tenuto a fare.  Scoprire la gioia: “se vuoi essere discepolo di Gesù corri mentre è ancora notte, verso l’aurora impossibile>. “La gioia è la vera occupazione del Cielo!  Il passo seguente è: Custodire la gioia. L’autore si chiedeva se non fosse fuori  luogo parlare di gioia in questi tempi di crisi?  Eppure la parola gioia viene evocata, circola, s’affaccia, occhieggia spesso in luoghi inaspettati: nelle turnée musicali, nel titolo di romanzi, nei libri di poesia, nella preghiera salmica. La parola gioia sempre riemerge come il seme fecondo che squarcia la zolla che l’opprime. Emerge dal folto delle preoccupazioni, dall’oscurità piena di detriti di un’epoca che sente di essere la fine di qualcosa, e quindi trema ed è un po’ impaurita.

Non poteva essere che un francescano, a ridare alle cose e alle tragedie de questo nostro mondo convulso una visione tinta dalla gioia francescana del “Cantico delle creature di San Francesco”. < La gioia è la via ricercata da tutti, anche da chi non crede nel Dio della gioia>(pag.124)

L’altro passo che l’autore suggerisce è quello della diffusione: “seminare la gioia”., Il lettore trova la risposta nella pagina (111-113): nel motto benedettino “ORA ET LABORA”. Guardiamo come questo monaco disarmato ha fondato l’unità dell’Europa per mezzo della “spiritualità, della cultura e del lavoro”. Chi apre il cuore cambia anche modo di guardare gli altri. Ognuno porta il suo universo nel cuore.

Auguro a tutti poter avere tra le mani “I miei pensieri sulla gioia del frate antropologo Emilio Cucchiella.

Gesualdo Cabrera (Sacerdote)

Ci sono dei libri che a prima vista potrebbero apparire datati e, dunque, essere troppo sbrigativamente accantonati, anche a motivo del loro formato ridotto. Si tratta di una operazione che va valutata di volta in volta, altrimenti, nel caso specifico, ci si priverebbe del piacere di leggere questo saggio, breve ma significativo. Si tratta di un piccolo ma prezioso libro, in cui l’A. ha cercato di dare una definizione alla domanda: che cos’è la gioia, in che consiste e come si può vivere nella gioia. Il testo si articola in tre brevi capitoli, essi tentano di rispondere a tre domande: scoprire la gioia; custodire la gioia; seminare la gioia. L’intuizione fondamentale dell’A. è stata quella di ricercare la risposta alle domande nella storia del pensiero religioso, laico, e ateo del mondo contemporaneo nonché del mondo greco-romano. Sono tante schegge di luce di una sapienza diffusa nel cuore degli uomini di ogni tempo, di ogni cultura, di ogni religione, passata e presente. Il testo non ha la pretesa di convincere alcuno ma solo di aiutare il lettore a rientrare in se stesso: attingere nel “pozzo dell’anima per dissetarsi di gioia” (pag.23). L’A tiene a chiarire che la felicità non piove dal cielo, ma si costruisce giorno dopo giorno come una casa. Sulla terra si vivono solo schegge di felicità, piccoli assaggi, mentre siamo tesi verso la felicità “Totale”.

L’A. ha inoltre tentato di suggerire anche un decalogo della felicità nella pagina 23.

Quasi a conclusione del libro, frate Emilio si chiede ancora: Qual è la gioia cristiana?

La risposta a questa domanda l’A, la trova nell’”Esortazione Apostolica “ del Beato Paolo VI. Nella pagina 115 leggiamo: <Se la luce della fede non passa attraverso il prisma della gioia, non rifrange la molteplicità dei suoi colori che fanno rispendere la bellezza della verità che emana da Dio, come una sorgente di acqua cristallina, da cui scaturisce quel dono inestimabile e preziosissimo che è la gioia>.

Il libro è un ottimo regalo da farsi ad un amico o amica per il prossimo Santo Natale.

Bernardo Mazziotti (Prof. di filosofia all'Università "Gabriele D’Annunzio"- Pescara, Chieti)

In questo agile libretto l’A. ha raccolto in tre capitoli pensieri e considerazioni, sulla gioia presentandoli come uno stimolo al dialogo tra credenti e non credenti, tra pessimisti e ottimisti, nella convinzione che la gioia è una domanda ineludibile essa ha interessato tutti i pensatori: teologi, filosofi, romanzieri, psicologi, poeti e cantanti.

Il primo capitolo tocca direttamente il tema, e sollecita il lettore  a scoprire la gioia.

Il frontespizio del capitolo è stimolante; <Vi sono misteri nei quali bisogna avere il coraggio di gettarsi per toccare il fondo…. Vi sono delle cose alle quali bisogna prima credere per poterle capire>. L’affermazione di fondo è: “Voi non foste creati per il piacere; voi foste creati per la gioia”. Il consiglio è l’invito “a vivere in modo che qualcuno si accorga che con la tua morte rimane nel mondo una dolcezza in meno” (pag,25).

Nel secondo capitolo l’A. sollecita l’impegno a custodire la gioia lanciando un avvertimento: <Il tempo della notte del mondo è il tempo della povertà, perché il mondo diventa sempre più povero, è già diventato tanto povero da non poter riconoscere la mancanza di Dio come una mancanza” (M, Heidegger) (pag.66).

Il terzo capitolo, si domanda: dove andremo? Ciascuno riprendiamo il timone della propria barca e cominci a navigare, anche contro corrente. Il mondo siamo noi….Se il mondo va male, è perché l’uomo è malato: ricomponi l’uomo e il mondo è ricomposto. (pag.71-72). L’A, esorta a ricuperare “l’idea dello svelarsi di Dio nell’universo. Esso sottolinea l’urgenza di ricuperarne le dimensioni antropologiche, senza le quali “dovremmo concludere a una insignificanza del messaggio evangelico della “speranza” e a una disfatta sul piano della realizzazione storica. Il piccolo libro offre spunti interessanti, nei limiti, di un piccolo libro che non ha pretese scientifiche.

Auguro all’autore che si avveri quanto afferma la giornalista dopo averlo letto: <E’ un libro bellissimo, ricco di spunti, e dà tanta pace. Questo libro avrà un grande successo.

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