Le urla di Zanzi risuonavano per tutto il reparto speciale. A Nardea il cuore batteva forte. Quante volte aveva sognato quel momento ed ora, che il sogno si stava avverando, sentiva tanta paura. La giovane ape era decisa a portare a termine la sua impresa. Udì degli strani suoni provenire da dietro una delle pareti del lungo corridoio; Nardea si alzò sulle punte delle piccole zampe e guardò da una piccola fessura.
Nardea vide, per la prima volta, un’infinità di api gialle al lavoro: c’erano api che depositavano il polline e il nettare in piccole celle, altre lo lavoravano freneticamente, altre ancora lo trasformavano in miele e, infine, altre che lo trasportavano in appositi contenitori. La giovane ape era meravigliata dal ritmo frenetico con cui le api lavoravano.
Nardea rimase nascosta ad osservare attentamente ogni passaggio. Qualcosa, ad un certo punto, la colpì profondamente. Notò che tutte le api avevano una profonda tristezza stampata sul viso e occhi spenti e, alzando lo sguardo al soffitto della grande sala, lesse questa iscrizione a caratteri cubitali:
“Sala delle api operaie: il lavoro nobilita le api.”
Nardea cominciò a riflettere su quella scritta e concluse:
“Nella misura in cui non le rende schiave”.
Nardea era convinta che il lavoro è sì un grande dono, ma nella misura in cui permette di realizzarsi ed esprimersi in dignità e riempie il cuore di gioia e serenità.
La giovane ape era persa in questi pensieri, quando udì un forte ronzio. Si staccò dalla fessura e volò via velocemente, verso la fine del lungo corridoio. Svoltò a destra e si trovò in un altro corridoio silenzioso e buio.
Il cuore le batteva forte, ma era felice di ciò che stava scoprendo.
Nardea vide un’altra fessura. Si avvicinò e sbirciò dentro. La luce non era molta, tuttavia le permetteva di scorgere all’interno, tutte allineate, tante culle con dentro piccolissime larve bianche.
Le api infermiere andavano e venivano in assoluto silenzio. Guardò ancora il soffitto e lesse la scritta:
“Incubatrice: qui inizia la vita”.
Nardea si soffermò a lungo a contemplare le piccole culle e alla fine esclamò: “Quando si nasce si è tutte uguali, ma un istante dopo si è già diverse. Chi riceve sulle spalle un mantello e chi un fardello; solo chi riesce a non identificarsi in ciò che porta esternamente e combatte in tutti i modi per essere se stessa fa della vita una danza di gioia.”
L’attenzione di Nardea fu catturata da uno spiraglio di luce in fondo al corridoio e si avviò in quella direzione. La luce proveniva da una grande porta, attraverso la quale alcune api prendevano la rincorsa e sparivano nel vuoto, mentre altre rientravano con dei cesti colmi di polline e nettare.
“Dove andranno quelle api? – pensò Nardea – Cosa c’è oltre quella porta?”.
La giovane ape non capiva quel via vai di api. In quel momento, si sentì afferrare in malo modo per le zampette.
Due api ispettrici le urlarono: “Ape indisciplinata, ti insegniamo noi a non rispettare le regole dell’alveare. Non sai che non è permesso ad un’ape nera uscire dal reparto speciale? Le api nere devono solo obbedire; non possono decidere quando e dove andare, tanto meno desiderare di essere come le api gialle. Le api nere sono solo un peso in più per l’alveare”.
Nardea si sentì ferita dalle tremende e cattive parole delle api ispettrici. Lei si sentiva un’ape per nulla diversa da quelle api gialle altere, arroganti e cattive che la stavano sgridando.
Le api ispettrici condussero la piccola ribelle davanti ad una splendida porta ricoperta di polline color oro. Tre api sentinelle facevano la guardia.
Le api ispettrici consegnarono, in malo modo, Nardea alle sentinelle e scomparvero dietro la porta.
La giovane ape si sentiva umiliata, ma non sconfitta. Ora, attendeva di conoscere cosa c’era oltre quella porta così importante.
Lascia un commento